L’altro ieri stavo seduto sulla poltrona del soggiorno di casa e lasciavo la mente libera di vagare e di muoversi nell’immaginario. Ad un certo punto la mia attenzione fu catturata dal bicchiere, ormai vuoto – sigh -che avevo posato poco prima sul tavolinetto accanto alla poltrona: mi ero servito un Pedro Ximénez Don Zoilo, uno sherry fantastico, caldo, dolce e assai piacevole in bocca.
In quel momento il mio bicchiere era tutti i bicchieri del mondo e subito mi sono “apparsi” i primi bicchieri con cui ero entrato in contatto: l gotti liguri, fedeli compagni dei pasti della mia famiglia, almeno fino a iche siamo rimasti in Liguria.
Il gotto è stato il mio personale passe-partout per i miei viaggi iniziatici nelle osterie che negli anni 60 del secolo scorso ancora popolavano i caruggi delle cittadine rivierasche. Molto facile da dire: vorrei got -to: due sillabe ed era fatta!
Pensando a quante fossero le fogge dei bicchieri che usiamo tutti i giorni e a come spesso fossero eleganti, mi è venuta alla mente una nitida immagine di una sfilata di moda, solo che … al posto delle modelle sulla passerella sfilavano i bicchieri, con le loro gambettine trasparenti, sapete .. come quelle dei boccali che una pubblicità di birra italiana ci mostra in televisione.
Devo dire che la sinuosità di alcuni bicchieri veramente potevano rimandare alle “curve” di molte modelle. Tra tutti i bicchieri ce n’era uno, un bel calice, che si distingueva per le sue forme eleganti. Quando lo vedo scendere dalla passerella per andare verso i banchi di mescita ai lati della sala, mi avvicino a lui per scambiare qualche parola e per capire chi fosse.
Ciao, gli faccio, sei veramente unico, così diverso dagli altri calici. Chi sei?
Lui mi risponde: “Sono uno dei calici ufficiali studiati per la degustazione del Franciacorta e, più in generale, degli spumanti. Mi hanno dato questa forma moderna che vedi, col gambo stirato e, guarda, senza alcun segno di giunture dello stelo con la coppa; e mostro a tutti il logo Franciacorta, sul piede del calice”.
Posso farti qualche domanda sul cosa significhi per voi essere un bicchiere?
“Preferisco farti parlare con quello che forse è il più bicchiere tra i bicchieri a stelo, la coppa per la degustazione dei vini rossi, e bianchi”.
E si gira, chiedendo ad una bella coppa di raggiungerci. Poi elegante e serioso si allontana.
Ciao, posso chiederti come vivi il tuo essere un bicchiere da degustazione?
“Come tutti i bicchieri, anche noi abbiamo la missione di fare da tramite tra i misteri del vino nella bottiglia e il palato del degustatore. Viviamo tra l’essere “riempiti” di vino e l’esserne svuotati. Sembra una piccola cosa ma facciamo ciò per cui siamo nati”.
Bel punto! ho una curiosità … adesso vedo che sei vuoto e bello trasparente. C’è una qualche differenza tra l’essere vuoto prima e dopo la “consumazione”?
“Sai, prima della degustazione, viviamo nella curiosità. Quale vino verseranno in noi? Bianco? Rosso? Giovane, Pronto? Il dopo, almeno per me, è la quiete dopo la tempesta. La tempesta è la degustazione stessa”.
Dimmi qualcosa di più sulla degustazione, per favore.
“Voglio descriverti la degustazione, per noi, più impegnativa e stressante, quella fatta dai Sommelier o dagli aspiranti tali.
Nelle mani di questi signor sappiamo che da lì a poco verremo radiografati.All’inizio sembra che ci mettano in un frullatore; i vini che ospitiamo cominciano a girare dentro di noi, grazie alle torsioni dei loro polsi.
Poi cominciano a guardarci con attenzione esaltando e descrivendo le nostre trasparenze e le nostre reazioni ai movimenti a cui sottopongono i nostri vini. Guardano, dicono, unghie ed archetti, ma non abbiamo ancora ben capito cosa siano e dove li vedano. Sembra che quello che vedono dia delle informazioni sulla natura del vino che esaminano … sarà?
Dopo la frullatina ci mettono sul tavolo e misurano quanto tempo ci mette il nostro povero vino a ritrovare la sua tranquillità. Quando poi ci portanolentamente al naso, per cercare di capire i segreti dei nostri vini, sappiamo che vedremo da vicino le loro narici (io odio le narici coi pelacci); poi cominciano a descrivere i profumi, gli aromi che sentono, grazie a noi, sottolineo.
E noi sappiamo che in qualche decina di secondi ci porteranno alle labbra per procedere all’assaggio. A questo punto, per noi il più è fatto; forse assaggeranno ancora una volta, per capire meglio il vino, dicono loro.
Quindi il più delle volte ci posano, distrattamente, sul tavolo, dimentichi del nostro ruolo e senza pensare che la degustazione ha potuto aver luogo solamente grazie a noi, gli ingrati”.
Hai qualcos’altro da raccontarmi? Qualche aneddoto?
“Tutti noi abbiamo avuto la possibilità di ospitare vini molto spesso interessanti. Qualche volta abbiamo dovuto ospitare delle ciofeche, mah … così è la vita.
Abbiamo visto, e dovuto sopportare, anche miscele acqua-vino che voi umani non dovreste nemmenoimmaginare. Abbiamo accompagnato ed onorato pasti sontuosi e illuminato, col solo fatto di esserci, cene risicate.
Ma alla fine ci lasciano sempre sul tavolo, svuotati; lìci rattristiamo e i residui di vino si induriscono in noi, li sentiamo svanire e li viene fuori la nostra solitudine.
Per quello che riguarda gli aneddoti, sai, voglio dirtiuna cosa … sento spesso voi umani discuter sul bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Ebbene, vuoi sapere qual è il nostro punto di vista? Noi ci sentiamo sempre, e solo, mezzi vuoti – se non completamente vuoti – perché noi possiamo dare il nostro meglio solo quando riusciamo a trasportare il vino nelle vostre bocche.
E sugli altri tipi di bicchieri hai qualcosa da raccontarmi?
“Ci definiscono come un contenitore per bevande adatto per essere portato alla bocca utilizzando una mano. Tipicamente siamo realizzatiin vetro, ma ne esistono anche in plastica, metallo e materiali di varie tipologie.
Esiste una grande varietà di forme per i bicchieri, anche a seconda del tipo di bevanda: classico, da vino rosso, da vino bianco, da spumante o da vini liquorosi, da alcolici etc. Alcuni di noi sono decorati ocolorati, con le decorazioni, talvolta in rilievo. I più ricchi, almeno nei secoli passati, erano decorati in oro e finivano sulle tavole delle famiglie reali o nobiliari.
Ti ricordo una curiosità che sicuramente conosci. In passato una bella ragazza era tale quando il suo seno “riempiva” la coppa usata per servire i moscati. Oggi queste coppe sono difficili da trovare, sostituite dai calici o dalle flûte, bicchieri a forma di tulipano e dal gambo sottile: lo stelo”.
Molto particolari, tecnici direi, sono i bicchieri usati per degustare i vini liquorosi: sono calici di piccole dimensioni con corpo ampio e apertura stretta in modo da favorire sia lo sviluppo degli aromi sia la loro concentrazione nel naso. La dimensione ridotta suggerisce il servizio di una quantità minore, com’è in genere abitudine per questi vini, definiti spesso come vini da meditazione piuttosto che vini da bere.
Se uscissimo dai bicchieri da vino avresti qualcosa da raccontarmi?
“Parafrasando una canzone di fine secolo scorso chediceva: Siamo donne, oltre le gambe c’è di più, potrei dirti: Siamo bicchieri, oltre il vino c’è di più. E qui potremmo parlare di quei bicchieri particolari che si usano per servire i whisky, la vodka o i Cognac/Brandy.
I bicchieri da whisky sono bicchieri di dimensioni leggermente più ampie e più alte di un tulipano classico; i migliori, chiamati Glencairn, dal nome delloro produttore scozzese, si presentano con una piccola e pesante base, senza stelo.
Gli americani amano bere Whisky e Bourbon on the rocks e per questa loro modalità di servizio usano i cosiddetti Old Fashioned, cilindrici a base abbastanza larga; prima vengono riempiti di cubetti di ghiaccio su cui, poi, viene versato sopra il Whisky o il Bourbon.
La vodka va servita nel classico bicchiere da vodka russo che è un piccolo calice a pareti svasate. Alcuni di questi bicchieri mi hanno raccontato che prima di essere usati vengono sottoposti a vere e proprie torture, qui in Italia, lasciati a raffreddarsi nei congelatori a temperature spesso inferiori a 0°C. I russi non bevono mai vodka a temperatura bassa e la accompagnano sempre con uno spuntino o un’altra bevuta. Viene servita solo come shottino.
Shottino? Cos’è?
Ma dai? Davvero non lo sai? Viene chiamato così un superalcolico o un cocktail ad alto contenuto alcolico servito in un bicchierino, da bersi tutto d’un fiato.
Mi dicevi dei bicchieri da cognac …..
I bicchieri da cognac/brandy hanno un nome, chissà perché, inglese: snifter. A me piace molto di più ilsinonimo di origine francese: Napolèon. È più comunemente chiamato balloon (per via della sua forma). Il ballon piccolo con stelo è ideale per servire cognac, brandy, calvados, armagnac oporto. La sua forma allargata e rotondeggiante accompagna la presa del palmo della mano che, in questo modo, scalda il contenuto, facendone uscire i componenti più volatili che vengono così colti alla prima degustazione olfattiva (questa te vendo così com’è: l’ho sentita dire da un Sommelier ispirato!).
Per finire, cosa vuol dire essere un bicchiere vuoto?
Da tutto quello che ti ho detto – zuccone che non sei altro! – dovresti aver capito che noi siamo nati per servire. Se ci lasciano vuoti alla fine di una degustazione o pasto abbiamo avuto almeno la soddisfazione di vederci realizzati, tanto o poco che sia. Se, invece, non ci riempiono nemmeno, è la solitudine più nera.
È come essere bimbi mai cresciuti, automobili mai messe in moto. È quella solitudine che non auguro a nessuno.
Grazie amico mio! Attraverso te ringrazio tutti i bicchieri che colorano la nostra vita. Spero che tu sia sempre pieno o, almeno, mezzo pieno. Ciao.